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"Empirismo e soggettività. Saggio sulla natura umana secondo Hume", è apparso in Francia nel 1953 e rappresenta l'esordio filosofico del giovane Deleuze. Si tratta di un testo di sfolgorante bellezza e attualità, in cui l'autore riesce a tracciare un inedito ritratto di David Hume facendone un intercessore di primo piano, imprescindibile per la definizione di un empirismo superiore adeguato alla logica delle molteplicità. Hume, riletto e interpretato al di là dei consueti canoni storiografici, risuona nuovamente in tutta la sua freschezza, e aiuta Deleuze a delineare le coordinate per una nuova immagine del pensiero introducendoci in un mondo artefatto, dominato dall'artificiale, che si situa al di là dei dualismi tradizionali, a un pluralismo aperto alla contingenza degli incontri e delle relazioni. Hume, insomma, ha saputo porre in modo nuovo il problema della soggettività, ma di una soggettività finalmente concreta, incarnata, affettiva e passionale, «pratica». A diretto contatto con la vita.